La protezione dei minori
La protezione dei minori da qualsiasi forma di maltrattamento e abuso è un diritto umano fondamentale sancito dal nostro ordinamento e riconosciuto universalmente da convenzioni e da organizzazioni internazionali che da decenni combattono contro una cultura che continua a considerare i bambini come soggetti su cui gli adulti possono esercitare qualsiasi forma di potere e di sfruttamento. Una cultura che continua a considerare le donne terreno di conquista e i bambini e le bambine soggetti deboli su cui esercitare sopraffazione e potere.
Come tutti, anche noi, operatrici dei centri antiviolenza del FVG, siamo particolarmente preoccupate e allarmate per i fatti che hanno coinvolto nei giorni scorsi il servizio affidi dell’Unione dei Comuni della Val d’Enza in provincia di Reggio Emilia, che al momento sono oggetto di indagine da parte della Magistratura e alla quale ci rimettiamo per l’accertamento dei fatti.
Non possiamo però non osservare che da tempo in Italia si assiste ad un dibattito acceso, talvolta strumentalizzato ideologicamente, tra due opposti approcci alla tutela dei bambini: da un lato chi ritiene l’ascolto empatico dei bambini fondamentale per svelare eventuali maltrattamenti e abusi subiti o condizionamenti; dall’altro chi considera il bambino non del tutto attendibile, “testimone fragile” di eventuali violenze assistite o subite.
Il dottor Foti, fondatore dell’associazione Hansel e Gretel, psicoterapeuta esperto, è uno dei più attivi sostenitori dell’ascolto empatico, da più di vent’anni impegnato nella prevenzione e cura del maltrattamento in danno ai minori. In contrasto con una diffusa cultura adultocentrica il dottor Foti ha sensibilizzato e formato operatori e operatrici di molti servizi al fine di promuovere una maggior comprensione e rispetto dei diritti e dei bisogni dei minori.
Entrambi gli approcci rivendicano una propria scientificità, scientificità che tuttavia deve fare i conti con l’epidemiologia del fenomeno della violenza su donne e bambini. Per il Global Status Report on Violence Prevention 2014 (OMS, 2014):
— 1 adulto su 4 (25%) nel mondo è stato abusato fisicamente da bambino;
— il 36% degli adulti dichiarano di aver subìto un abuso psicologico;
— 1 donna su 5 (il 20%), 1 uomo su 10 circa (5-10%) ha subito un abuso sessuale da bambino;
— 1 donna su 3 è stata vittima di violenza fisica o sessuale perpetrata dal proprio partner;
— 1 anziano su 17 è vittima di violenza.
Secondo l’ultimo rapporto EURES, in Italia tra il 2000 e il 2018 sono stati uccisi in famiglia 479 bambini e bambine (solo nel 2018 si contano 31 figli uccisi dai genitori).
Solo se leggiamo la realtà alla luce di questi dati, e non sulla scia di ondate emotive come quella scatenata dai fatti di Reggio Emilia, possiamo interpretare le politiche di tutela dei minori, affido incluso, come strumento di tutela di diritti individuali inalienabili posti in capo a tutti i componenti della famiglia, in primis donne e bambini.
Senza entrare nel merito di questa vicenda, ciò che ci preme evidenziare è il rischio che le importanti conquiste legali e culturali per la tutela di donne e bambini possano venir travolte da un sistema che vorrebbe la famiglia “un’isola che il diritto può solo lambire” (come cita il DDL 735), un sistema che alimenta la disuguaglianza e la discriminazione basate sul genere e che priva le vittime di importanti protezioni.
Lungi da generalizzazioni, quello che possiamo ricavare dalla nostra esperienza è la cautela con cui la rete dei servizi adotta decisioni sull’allontanamento di un minore dalla propria famiglia, tendendo piuttosto a supportare la famiglia e il diritto del bambino alla bigenitorialità. Una cautela che deve farci riflettere e spronarci ad usare prudenza anche davanti al tentativo messo da più parti in atto in questi giorni (da alcuni organi d’informazione ma anche da alcuni schieramenti politici) di criminalizzare tutto il settore degli operatori dell’infanzia.