La nostra storia
La storia del G.O.A.P. e delle donne che hanno fondato il Centro Antiviolenza va di pari passo con la storia dei movimenti femministi degli anni’70 e delle loro lotte per la conquista delle libertà femminili.
In quegli anni non si parlava della violenza che le donne subivano dal proprio partner, nella propria famiglia e, tantomeno, esistevano dei luoghi a cui potersi rivolgere per poter essere ospitate, ascoltate e credute. Il divorzio allora era molto biasimato soprattutto per le donne, per le quali non c’era altra scelta che continuare a rimanere nella violenza.
Nei gruppi di autocoscienza femministi emergeva in modo preponderante il fenomeno della violenza all’interno delle mura domestiche: in forma auto organizzata nacquero le case rifugio dove le donne potevano nascondersi e liberarsi dalla violenza. Le Case Rifugio rappresentarono una vera e propria sfida al potere che gli uomini esercitavano all’interno delle famiglie: mogli che scappavano di casa per andare a vivere con altre donne in luoghi gestiti da sole donne.
In meno di dieci anni, dal 1989, anno di apertura della prima Casa delle Donne a Bologna, al 1998, anno in cui si riunirono per la prima volta a Ravenna i Centri Antiviolenza italiani, erano nati una settantina di Centri.
La nascita del G.O.A.P. è frutto dell’impegno di molte donne della nostra città appartenenti al mondo del privato sociale, accademico, culturale, politico e istituzionale che hanno cominciato a sensibilizzare la città ad una politica femminile di cambiamento. Un percorso costellato da eventi politici e socioculturali di cui si ricordano qui di seguito alcune tappe salienti.
Nel 1988 un gruppo di donne di Trieste, in contatto con il Telefono Rosa di Roma e con altri centri analoghi in Regione già sorti (Udine) o in via di costituzione (Gradisca), si incontrava con l’intento di elaborare un programma finalizzato all’apertura di una linea telefonica anche a Trieste.
Le associazioni femminili UDI-ZZˇI – La Mimosa, Settima Onda – Trieste e Arci-Donna, davano inizio all’attività autofinanziata di ricezione telefonica a sostegno delle donne che denunciavano situazioni di violenza. Tale esperienza, conclusasi nel 1992, è stata utile per evidenziare l’esistenza della violenza a danno delle donne e le sue molteplici forme e per capire che il problema andava affrontato con strumenti più efficaci. Successivamente, nacque il “Gruppo di lettura, riflessioni e progetti contro la violenza alle donne” che nel 1993 promosse e realizzò il primo corso di formazione per “Operatrici di accoglienza” con la collaborazione della “Casa di Accoglienza delle donne maltrattate” di Milano. Dal corso il Gruppo traeva gli strumenti per approntare una propria metodologia, che consentiva l’avvio di una attività di sostegno alle donne con contatti preferibilmente diretti (colloqui in sede – ossia al Centro – piuttosto che telefonici).
Parallelamente prendeva avvio una attività di formazione e di divulgazione inerente al fenomeno della violenza contro le donne, che è continuata sino allo scioglimento del Gruppo con la costituzione della nuova Associazione G.O.A.P. (1998).
Negli stessi anni, iniziavano ricerche e progetti istituzionali a livello locale, con la realizzazione a Trieste di accordi di programma e convenzioni tra servizi, Enti e associazioni femminili. Vengono condotte ricerche da cui risulta confermato il dato già dichiarato dai Centri Antiviolenza: il maltrattamento sulle donne esisteva soprattutto all’interno della famiglia, la violenza tra i sessi veniva esercitata nella maggior parte dei casi dagli uomini e il genere femminile era il più colpito anche nel caso di abusi su minori. Emergeva quindi che la violenza di genere era un fenomeno insito nel sistema di dominio che regola i rapporti tra i sessi, un fenomeno a cui servizi e istituzioni dovevano rispondere con interventi adeguati ai bisogni delle donne, continuativi nel tempo e concertati tra i vari servizi.
Nel 1998 venne sottoscritto un accordo di programma tra la Provincia di Trieste, l’Azienda per i Servizi Sanitari n.1 “Triestina”, i Comuni di Trieste, Duino-Aurisina, Muggia, San Dorligo della Valle, Monrupino e Sgonico, che prevedeva l’apertura di un Centro antiviolenza sperimentale, sul modello di quelli già avviati nel resto d’Italia, che il G.O.A.P. iniziò a gestire nel 1999.